12.2.13

QUELLO CHE SI SBAGLIA

era cosa semplice: che il tempo scappava, non avevo dubbi. E tutto quel male che corteggiavo fino a sbatterlo nel letto, a schizzarlo sui muri a righe dell'appartamento, m'insegnava a morire, a soffrire ancor più con diffidenza: volevo fissare la luna coi chiodi nel cielo, tenerla lì sopra stuzzicante e piena di pillole anticoncezione, che ci fosse sempre in calore, senza invecchiare gonfia di femmina e di forme. ma le forme le ha perse e dove non c'è amore l'amore sfiorisce, lo ritrovo per caso smagrito al banco senza luce un anno come cinque invecchiato. e non serve ridare benzine stuzzicando poesie come olive al granparty, non serve l'ho visto se non l'ha questo spirito che piange dalla culla, scimmiotta l'estate costruendo il suo dolore da fiera, oggetto da esposizione il suo dolore ricercato che magari può piacere o darle tono tanto quanto il tacco come arzilla signorotta in cerca. ho perso tempo, ma non piango. che il tempo stia sotto, che sto guarendo, è cosa semplice imparare. 

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