25.2.11

ANNIVERSARIO

Già mi scoppiano le vene, è la testa, la mia testa. E' il mio anniversario. Non so se il tempo passa, so che il tempo è passato e oggi, che sei qui davanti, ti vedo giovane e fanciullo, ancora fanciullo. Come quando avevo il tempo per la collina, vicino al camposanto dove sto. Avevo ancora i jeans chiari, e stretti come andava, e tutto, anche la tristezza, sapeva di speranza. Qualcosa mi avrebbe salvato comunque: è così che pensavo mentre maledivo i fumi delle ceramiche a ciclo continuo, gli orari di lavoro che mai avrei timbrato. E' il mio anniversario: i ricordi mi pesano addosso, senza lama, è la forza del tempo, memoria accumulata e pianure malinconiche. C'era una poesia, diceva del giorno prima della festa: peggio è il ricordo della festa - i piatti sporchi, le bottiglie vuote, la gioia finita. E' meglio non ridere fanciullo, è meglio chiudersi prima della festa: non per vizio attento, per la notte che passerai certo solo: il ricordo, ora che sto zitto e che la testa duole, è la colonna sonora del mio cuore. E sai, so che il tempo è passato adesso, so che gli slanci della festa e dell'amore finiscono come un disco dopo l'ultima canzone. Continuerai a canticchiare qualcosa, qualche motivo, anche sbiadito: è il tuo cuore, fai conto che il vinile sia rigato. Sei ancora un fanciullo, e oggi, oggi è il mio anniversario: non so da quanto, tanto.

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