Sotto fasi lunari ha una certa vocazione narrativa, una continuità di richiami tra i testi, accompagnata al fatto che la destinataria di molti di essi è - leopardianamente, e forse à la Zanzotto - la luna: interlocutrice, o lontano specchio psichico. La narratività è fatta di molti nomi di persona, di luogo: è un libro popolato. Come se chiamare, nominare direttamente le persone chiamasse a raccolta nel piccolo spazio della pagina. In più, le citazioni formano un paesaggio sonoro, generazionalmente condiviso, molto ben caratterizzato: si sente che Giorgio Casali ha a che fare con le onde radio. Quando nomina o ricorda gruppi indie o frammenti musicali, giocando di sponda con la vita che vive e con il paesaggio che attraversa, si capisce che propriamente non "cita" - citare può diventare qualcosa di antipaticamente accademico - ma "innesta". Non fa solo capire che suoni, testi, paesaggi musicali esistono, ma li fa rigermogliare nel suo linguaggio. Questo mi sembra uno dei pregi migliori del libro, che arriva forse da Tondelli, forse da altri padri fondatori dello spirito dei suoi luoghi; ma che - come ogni libro di poesia che si rispetti - non si capisce esattamente dove va. Narrativo e sospeso. Racconta una catena di cose che poi ogni lettore è chiamato a connettere e a chiudere.
Stefano Colangelo
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