2.3.12

una poesia di charles baudelaire

Ecco la bella sera, amica del criminale: arriva complice, a passi di lupo; il cielo si chiude lentamente, come una grande alcova, e si trasforma in belva l'uomo impaziente.

O sera, cara sera, desiderata da colui le cui braccia, senza mentire, possono dire: "Anche oggi abbiamo faticato." - E' la sera che dà qualche sollievo agli spiriti divorati da un dolore selvaggio, al pensatore ostinato la cui fronte si piega, all'operaio ingobbito che ritorna al suo letto.
Intanto si stanno svegliando pesantemente demoni malsani, come fossero uomini d'affari e, volando, vanno a sbattere contro imposte e tettoie. Attraverso le luci che il vento tormenta la Prostituzione si riaccende nelle vie e come un formicaio disserra tutte le sue uscite. Dovunque si apre un occulto sentiero, simile al nemico che tenta un colpo di mano: s'agita in seno alla città di fango come un verme che ruba all'uomo il suo nutrimento. Si sentono, qua è là, soffiare le cucine, mugghiare i teatri, ronfare le orchestrine; i ristoranti a prezzo fisso, dei quali il giuoco è l'attrattiva maggiore, s'empiono di puttane e di ruffiane (i loro complici); e i ladri, che non hanno mai requie, presto inizieranno il loro lavoro: che è di forzare con dolcezza le porte e le casseforti, per campare qualche giorno, per vestire le amanti.

Raccogliti, anima mia, in questo momento grave e cerca di chiuder l'orecchio a quel grande ruggito. E' l'ora che le sofferenze dei malati s'acutizzano, la scura Notte li prende alla gola: chiudono il loro destino, s'incamminano verso l'abisso comune; l'ospedale si riempie dei loro sospiri - Più d'uno non verrà più a cercare, accanto al fuoco, presso un'anima amata, la minestra che odora.

E i più son quelli che non han mai conosciuto la dolcezza d'un focolare: che non han mai vissuto.
Charles Baudelaire, versione in prosa di A.Bertolucci

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