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Ho incontrato il diavolo più
volte. La prima non lo riconobbi, aveva modi troppo gentili, mi aiutava con la
sua forza di angelo a guadare i torrenti di fango. La campagna dove ero
cappellano ne è ancora piena, così si dice. Un prete, il vicario di Campagne –
uno scrittore francese scrisse un libro sulle mie vicende (adesso non me la prenderei, al tempo però
non mi piaceva si parlasse di me, soprattutto bene …
se avessero saputo che tipo ero, che pensieri e che incontri facevo, non
avrebbero sprecato un filo d’inchiostro). Sì, ero un prete giovanissimo,
parecchio indegno anche, lo sapevo. Adesso mi celebrano santo! Strana la vita:
quante volte perdevo tutto, anche il bene più prezioso del cristiano. Ero un
prete. Dio mi dava la cura della gente, quella povera e dura gente di
provincia, ignorante, testarda fino in fondo. La amavo, amavo singolarmente
tutte quelle anime in bilico tra la terra ed il cielo, tra il chiaro e
l’abisso. E io che nell’abisso ci sguazzavo, mi ci sporcavo fino al collo e
alla bocca tanto da non respirare. Però amavo, questo posso dirlo, quel poco
che avevo lo davo con lo sguardo – non ero molto bravo a parole, anche il
parroco me lo faceva notare. Stavo nella lotta: meglio
me che qualcun altro, fino a quando il diavolo mi starà davanti non andrà a
succhiare in altri corpi, seminare scandali e rovine. Era meglio così
per tutti, se la prendesse con me. Lo pensavo davvero [...].
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